Di quest'asta mi hanno colpito due opere:
La prima è la figura janus Luba, lotto 2112, proveniente dal museo Leopold II. Credo che sia una bellissimo oggetto, come se ne vedono pochi sul mercato (se non ricordo male doveva essere stata posseduta per un certo periodo anche dal gallerista americano Simpson), ma l'alta stima (60-80,000$) fa si che la mia ammirazione non possa trasformarsi in nient'altro.
La seconda opera che mi ha fatto (e continua a farmi) meditare è la figura Dan raccolta da Harley in Ganta nel 1943, sottolineata anche dal post di Maq. Ho provato a confrontarla con due figure Dan nella collezione di AA, ovvero la mia Dan-Mano raccolta da Mangiò, altro expatriate liberiano e la Dan-Gio dell'amico Elio.
Partiamo dal volto, che a mio avviso è il punto di forza della Dan in asta:
Il volto è quello classico che ricorda una maschera, in questo caso vi è anche l'applicazione (spero non occidentale) del caolino intorno agli occhi, pratica usata dalle fanciulle per adornarsi durante le feste del villaggio. Bella anche la struttura a cuore del viso, più accentuata nel statua raccolta da Mangiò, meno in quella di Elio. Direi che quella di Harley si pone come via di mezzo. Interessante anche l'acconciatura di fibre che forma una treccia. In alcune statue le fibre sono poste come ornamento dell'acconciatura scolpita nel legno e che qui mancherebbe. La bocca dagli angoli rivolti verso il basso sembra creare una piccola smorfia a sottolineare quasi un distacco e una superiorità dello spirito rispetto al mondo terreno.
Fronte:
Sicuramente bella la patina d'uso, a tratti più consunta. Noto però una certe rigidità delle forme rispetto alle nostre. Cerco di spiegarmi: quando osservo una statua Dan mi aspetto di ritrovarci quelle caratteristiche che distinguono l'attività plastica di quest'etnia, cioè un naturalismo e un equilibro delle forme, una ritmica nel rimando dei piani che leghi le geometrie rette e curve dell'anatomia dell'oggetto. Quest'armonia di forme, più slanciate nella Dan Mangiò e più piene, ma senza peso, morbide, della Dan di Elio non le ritrovo nella statua in vendita. Trovo invece un busto molto breve da cui nascono delle lunghissime gambe, poco tornite, come pali che un pò stonano con l'armonia del viso, del collo e del seno.
L'ombelico mi sembra troppo vicino ai seni, il che rende visivamente l'addome più corto e tozzo di quello che magari in realtà è.
Quasi sicuramente la statua aveva una stoffa che ne copriva il sesso e questo abbasserebbe visivamente il baricentro.
Occorrerebbe però osservare una foto scattata frontalmente e non di tre quarti come questa, anche perchè il lato posteriore è un pò deludente.
La statua è sbilanciata da una parte (di poco, ma si nota), ha una schiena troppo "quadrata", rigida, che sembra schiacciare le natiche contro le lunghe gambe. Le braccia sono troppo sottili, restano appese al resto della struttura, senza vita. Notevole però l'acconciatura e bello il tatuaggio tribale. Aplomb delle gambe.
Per le altre due Dan valgono le considerzioni di sopra: linee più morbide e armoniche, piani che "dialogano" e buone proporzioni.
Insomma ricapitolando, direi che è un buon oggetto, dall'ottimo viso e acconciatura. Belli i tatuaggi tribali sulla schiena, ma da sotto il seno la qualità scende insieme al mio giudizio. Andrebbe comunque vista dal vivo, anche se la foto mi sembra ben scattata (anche l'immagine reperibile sul sito di Sotheby's o sul GVR archive n. 51546 rivela gli stessi punti di forza e debolezza).
Si attendono ora altre chiavi di lettura.
V.
Ah dimenticavo, vi allego un'immagine ancienne della mia Dan-Mano, ai tempi in cui la possedeva Mangiò. E' scattata di tre quarti come le altre due. Non è cambiata molto se non per i beads mancanti intorno alla vita.