ASTA BONHAMS

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EWE
view post Posted on 14/4/2010, 07:12




Passo il link per il catalogo della vendita Bonhams New York del 13 maggio.
http://www.bonhams.com/cgi-bin/public.sh/p...e&iSaleNo=18189
Da una prima rapida scorsa ho trattenuto memoria di
una tchi wara di costruzione assolutamente insolita in apertura della sezione africana della vendita
2069 una maschera Ligbi pubblicata su african art in american collection
2091 Un sedile zoomorfo Lobi

EWE

 
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Maqroll
view post Posted on 14/4/2010, 08:21




Ben rappresentata l'area Liberiana/Costa d'Avorio, almeno visti gli oggetti in foto.

Su tutti, a mio avviso, una scultura femminile DAN , la n. 2099, provenienza George Harley del quale abbiamo parlato recentemente.

Mi pare una scultura fiera e nobile....da accostare a quella di Ikenga per i dovuti confronti ( Vincenzo attendo un tuo ponderato confronto tra i due pezzi. Grazie ).

Penso che verrà via tutto compreso a !0/13.000 EURO.

maq

La scultura è passata da Sotheby's, NY, nel 2004. Vi allego la descrizione del pezzo.
All'epoca fu aggiudicata per 12.000 DOLLARI, quasi il doppio della stima massima !

LOT 40

A DAN FEMALE PORTRAIT FIGURE

5,000—7,000 USD
Lot Sold. Hammer Price with Buyer's Premium: 12,000 USD READ CONDITION REPORT
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measurements
measurements note
height 22 1/4 in. 56.5cm


Description

lü me, standing on parted, muscular legs, the protruding navel beneath pendant breasts, and the arms held tensely to the sides, the stylized head with a downturned mouth inset with metal teeth, slit eyes covered by a mask of kaolin and wearing an elaborately plaited fiber coiffure; varied dark brown surface.




PROVENANCE


Acquired from Dr. George Harley in Ganta, Liberia, 1943



CATALOGUE NOTE


Sotheby's is pleased to offer a selection of sculptures and textiles from the collection of Jo and Esther Dendel, the proceeds of which will fund a creative writing scholarship in honor of Esther Dendel.

Esther Warner Dendel and Jo Dendel lived in Harbel, Liberia on the Firestone rubber plantation from 1941 to 1944. During that time they met Dr. George Way Harley, the well-known anthropologist, who was working at Ganta Mission, from whom they acquired many of the African works of art in their collection. Esther Dendel was a writer of eleven books, including New Song in a Strange Land (1948) and Seven Days to Lomaland (1954), in which she recounts her time in Liberia (see bibliography for a complete list of writings by Dendel). She mentions Dr. Harley throughout, and describes a specific meeting in which they looked at some of the masks he had acquired in New Song in a Strange Land (ibid.: 229-230).

Esther Dendel was an artist and had a studio at the Firestone plantation. Jo Dendel was a botanist by trade, and an artist as well and created the illustrations to Mrs. Dendel's books. After returning to California from Africa, the Dendels began a studio called Denwar Ceramics, where they created incredible works of art inspired by their time in Liberia (see Pratt 2002: 26-39 for further discussion on the Denwar studio).

Edited by Maqroll - 14/4/2010, 14:37
 
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federico ferrari
view post Posted on 14/4/2010, 14:07




L'unico pezzo che mi attira visivamente è la maschera Mbole-Yela alla Lucio Fontana...
F.
 
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Ikenga
view post Posted on 15/4/2010, 18:47




Di quest'asta mi hanno colpito due opere:

La prima è la figura janus Luba, lotto 2112, proveniente dal museo Leopold II. Credo che sia una bellissimo oggetto, come se ne vedono pochi sul mercato (se non ricordo male doveva essere stata posseduta per un certo periodo anche dal gallerista americano Simpson), ma l'alta stima (60-80,000$) fa si che la mia ammirazione non possa trasformarsi in nient'altro. :(

La seconda opera che mi ha fatto (e continua a farmi) meditare è la figura Dan raccolta da Harley in Ganta nel 1943, sottolineata anche dal post di Maq. Ho provato a confrontarla con due figure Dan nella collezione di AA, ovvero la mia Dan-Mano raccolta da Mangiò, altro expatriate liberiano e la Dan-Gio dell'amico Elio.

Partiamo dal volto, che a mio avviso è il punto di forza della Dan in asta:

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Il volto è quello classico che ricorda una maschera, in questo caso vi è anche l'applicazione (spero non occidentale) del caolino intorno agli occhi, pratica usata dalle fanciulle per adornarsi durante le feste del villaggio. Bella anche la struttura a cuore del viso, più accentuata nel statua raccolta da Mangiò, meno in quella di Elio. Direi che quella di Harley si pone come via di mezzo. Interessante anche l'acconciatura di fibre che forma una treccia. In alcune statue le fibre sono poste come ornamento dell'acconciatura scolpita nel legno e che qui mancherebbe. La bocca dagli angoli rivolti verso il basso sembra creare una piccola smorfia a sottolineare quasi un distacco e una superiorità dello spirito rispetto al mondo terreno.

Fronte:

image

Sicuramente bella la patina d'uso, a tratti più consunta. Noto però una certe rigidità delle forme rispetto alle nostre. Cerco di spiegarmi: quando osservo una statua Dan mi aspetto di ritrovarci quelle caratteristiche che distinguono l'attività plastica di quest'etnia, cioè un naturalismo e un equilibro delle forme, una ritmica nel rimando dei piani che leghi le geometrie rette e curve dell'anatomia dell'oggetto. Quest'armonia di forme, più slanciate nella Dan Mangiò e più piene, ma senza peso, morbide, della Dan di Elio non le ritrovo nella statua in vendita. Trovo invece un busto molto breve da cui nascono delle lunghissime gambe, poco tornite, come pali che un pò stonano con l'armonia del viso, del collo e del seno.
L'ombelico mi sembra troppo vicino ai seni, il che rende visivamente l'addome più corto e tozzo di quello che magari in realtà è.
Quasi sicuramente la statua aveva una stoffa che ne copriva il sesso e questo abbasserebbe visivamente il baricentro.
Occorrerebbe però osservare una foto scattata frontalmente e non di tre quarti come questa, anche perchè il lato posteriore è un pò deludente.

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La statua è sbilanciata da una parte (di poco, ma si nota), ha una schiena troppo "quadrata", rigida, che sembra schiacciare le natiche contro le lunghe gambe. Le braccia sono troppo sottili, restano appese al resto della struttura, senza vita. Notevole però l'acconciatura e bello il tatuaggio tribale. Aplomb delle gambe.
Per le altre due Dan valgono le considerzioni di sopra: linee più morbide e armoniche, piani che "dialogano" e buone proporzioni.

Insomma ricapitolando, direi che è un buon oggetto, dall'ottimo viso e acconciatura. Belli i tatuaggi tribali sulla schiena, ma da sotto il seno la qualità scende insieme al mio giudizio. Andrebbe comunque vista dal vivo, anche se la foto mi sembra ben scattata (anche l'immagine reperibile sul sito di Sotheby's o sul GVR archive n. 51546 rivela gli stessi punti di forza e debolezza).

Si attendono ora altre chiavi di lettura.

V.



Ah dimenticavo, vi allego un'immagine ancienne della mia Dan-Mano, ai tempi in cui la possedeva Mangiò. E' scattata di tre quarti come le altre due. Non è cambiata molto se non per i beads mancanti intorno alla vita.

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Maqroll
view post Posted on 15/4/2010, 18:49




Indipendentemente dal contenuto che andrò a sviscerare con calma......bravo e grazie, mi torna la voglia di andare avanti !


maq

Vincenzo e Michele....teniamoceli cari, ma cari, cari...!! image
 
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Maqroll
view post Posted on 15/4/2010, 19:37




Solo per dire che la mia gorillina esula dal confronto diretto con le altre due essendo appartenente ad un'etnia, come ha sottolineato anche Ikenga, non propriamente Dan, bensì DAN-GIO'...e questo è evidente nella cifra stilistica della scultura che presenta, infatti, caratteristiche morfologiche difformi.

Una curiosità : sapete che cosa mi preso di quella Gio' ? Il fatto che mi è parsa appenna atterrata dopo un lieve salto con la "leggerezza", però, dei suoi presumibili 80/90 kg di peso dato lo chassis robusto anzicchèno, ovvero, a seconda dei punti di vista, nell'attimo prima di spiccare il medesimo salto, con quei pugnetti chiusi !

maq

Ps. Onda, che ha appena letto il messaggio, mi ha fatto notare che la Giò è sua, avendola io a lei donata.....in un momento di debolezza, immagino !

Edited by Maqroll - 16/4/2010, 12:51
 
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Ikenga
view post Posted on 15/4/2010, 20:34




E tu pensa Elio che i Dan-Mano e i Dan-Gio (credo che si scriva senza accento, almeno guardando l'immagine sotto :)) sono anche confinanti, ma con stili così diversi! I primi "tendono" verso i Kpelle e i Bassa, i secondi verso gli Yakouba e gli Gerze, come riscontrabile in questa cartina realizzata da Mangiò è pubblicata nel catalogo dell'esposizione Zogbe, la grande madre, presso la galleria Mazzoleni di Milano, nel 1980.

image

PS: Vorrei avanzare un'ipotesi sull'età della tua Dan boteriana, poichè credo che rappresenti una donna più anziana, rispetto alla mia fanciulla. Avevo letto da qualche parte che se il seno della statua è molto piccolo o non sviluppato indica una ragazzina non ancora donna, quelle dal seno prosperoso come si sa indicano la fertilità e quelle con il seno atrofico, come sembrerebbe la tua, donne anziane o che hanno già allattato.
Tutti questi indizi "nascosti" nelle opere africane donano all'oggetto quel fascino della scoperta "simbolica" di ogni suo particolare anatomico, rivelandone magari l'identità del possessore.... anche se a una donna, si sà, non si dovrebbe mai chiedere l'età!
 
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Maqroll
view post Posted on 15/4/2010, 21:22




Giro il tuo ultimo quisito all'esperto black senologo, il prof. Mikan Bakra dell'Università del Grand Popo !

maq

Edited by Maqroll - 15/4/2010, 22:38
 
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belehcim
view post Posted on 16/4/2010, 10:57




Grazie Ikenga, ottimo lavoro!
Non credo ci sia molto da aggiungere.

Nel confronto fra i visi, noto un silenzio maggiore nelle due opere AA, anche se indubbiamente l’oggetto bonham ha il proprio punto di forza nel viso.
Interessante l’aggressività accentuata dalla forma della bocca, ma in fin dei conti le sensazioni che mi trasmettono le altre due sono migliori. La mano, quella di Ikenga, una sensazione di concentrata e fine commozione, la gio quella di Maq, una fiera e austera serietà che pretende rispetto e incute quasi timore senza il minimo bisogno di essere aggressiva, anzi silenziosa e composta.

La finezza scultorea è notevole in tutte e tre, e raggiunge livelli altissimi nella gio, passando per un livello molto buono nella manoe buono nella bonham.

Della bonham molto interessante l’acconciatura in fibre, fantastica (soprattutto nella foto da dietro) l’acconciatura della gio. Forse l’elemento che mi attrae di meno della mano è proprio l’acconciatura.

Le patine delle 2 AA sono sicuramente più significative.

I corpi sono molto differenti, eviterei di paragonare le prime due con la gio. La gio infatti inserisce un elemento di movimento e dinamicità che le prime due non hanno soprattutto perché la tipologia non lo richiede. Quindi sgombrando il campo dalla gio che è fuori categoria, la mano mi convince molto di più. Ha equilibrio, simmetria, rigida potenza.

Quella in asta non mi piace per lo squilibrio fra torso e gambe, per un’inferiore armonia.
Della mano mi piacciono molto le braccia, il taglio cubista delle mani che si inseriscono nell’avambraccio.

Insomma, decisamente più intense le figure che escono dal forum… bene così!

Ciao! image
m.
 
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federico ferrari
view post Posted on 16/4/2010, 13:39




Sono d'accordo con Michele e Vincenzo: i visi delle tre statue sono tutti molto buoni ma la parte inferiore dell'esemplare "Bonham" è decisamente inferiore, soprattutto per lo squilibrio del baricentro dovuto alle gambe troppo lunghe. Forse, se effettivamente questa statua era ricoperta da un "indumento", l'impressione complessiva era più armonica all'origine. La patina della statua di Elio, inoltre, è senza dubbio superiore (ma in questo sono condizionato dal fatto di averla vista dal vivo, cosa che non accade per gli altri due esemplari).
F.
 
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Maqroll
view post Posted on 16/4/2010, 15:30




Pur lavorando su immagini e non sul "reale", grazie all'ottimo lavoro di Vincenzo, la mia impressione è che la staua ex- Mangiò sia nettamente superiore.

Quella in asta meriterebbe di essere ridotta a maschera perchè tale è !!

Come se lo scultore avesse dimenticato per un'amnesia concettuale/prassica la sua perizia, dopo aver scolpito la sontuosa testa.

E chi non ci dice che questi era un ottimo facitore di maschere improvvisatosi scultore di corpi ?

Ovvero, potrebe essere un'opera collettiva...io faccio la testa , tu il resto, tanto poi la scultura sarà agghindata !

L'impressione è che davvero abbiano operato quattro mani, ma lascio a quelli più competenti di me l'ultima parola.

In ogni caso, il confronto valorizza la scultura di Vincenzo che pur da un esame approfondito, esce fiera e vincente.

Maq

Per un confronto stilistico della testa in questione, rimando alla maschera Mano, capolavoro della coll. Anna e Vittorio Carini della quale ho il ricordo, ma non l'immagine.

E ad affermare che quella maschera è un capolavoro, è uno che come sapete, non ama particolarmente e non collezione maschere. Quella però....

Edited by Maqroll - 17/4/2010, 10:05
 
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belehcim
view post Posted on 16/4/2010, 18:36




Per completare il messaggio di Maq mi prendo la libertà di postare anche la meravigliosa maschera Mano collezione Carini che, come ha giustamente scritto Maq, è sicuramente un capolavoro del suo genere.
Mi sembra assai interessante il ragionamento sulla creazione collettiva.



 
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Ikenga
view post Posted on 17/4/2010, 09:51




Anche io trovo interessante l'osservazione di Maq di un lavoro a più mani. La differenza tra la testa elegante, fiera e possente e il corpo a tratti quasi abbozzato è eccessiva a mio avviso.
La stima comunque tiene conto di tutto questo...

PS: Ho chiesto all'esperto di Bonham di inserire nel catalogo web anche una foto della statua di profilo, quindi credo che fra qualche giorno sarà visibile!

 
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Maqroll
view post Posted on 17/4/2010, 11:13




Bravo e complimenti per i tuoi contatti.

A tutti i soci invece chiedo di formulare le loro conoscenze/ipotesi/congetture sulla questione che definisco "opere di bottega".

Vi risultano ? Quali ?

Non mi riferisco agli ateliér rinomati come quelli Hemba per esempio, ma all'abitudine di eseguire opere a più mani...sotto la guida di un fabbro che in Europa definiremmo "maestro" e che nei laboratori persiani di Tabriz o Isphan, per quanto riguarda i tappeti, si appella "ustaad" ( non garantisco la grafia ).

La "bottega" è esistita in ogni circostanza artistica. Ancora sono alla ricerca delle numerose nature morte eseguite da Caravaggio quando era a bottega....prima o poi ne scoverò una....sarà quando mi vedrete acquisire un monumentale congo a chiodi tipo Horstann per capirci, mica fichi secchi !!

Coraggio, parliamone , dicite quel che sapete o che ignorate, ma sapete ben raccontare. Va bene tutto !

maq

 
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cortomadese
view post Posted on 20/4/2010, 10:59




La "bottega"rappresenta (lo san bene gli storici dell'arte) un luogo dove la creatività veniva sviluppata sotto una guida delle maestranze, creando però epocali questioni di attribuzioni e infinite dispute sullo stile pittorico o scultoreo.
Per l'arte africana la prospettiva cambia, facendo gli opportuni distinguo certe sculture con finalità spirituali dovevano necessariamente essere il prodotto di un solo artista. Diverso il caso delle maschere celebrative o da danza dove il lavoro non era solitario, per es. le Kanaga del Mali erano maschere dove i giovani si cimentavano sotto la guida degli esperti per scegliere e lavorare il legno, la buona riuscita di una maschera era anche una sorta di iniziazione. Oppure le maschere Komo della società Bambara che dopo essere state intagliate, finivano con il diventare proprietà di tutto il villaggio. Ciao
 
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24 replies since 14/4/2010, 07:12   949 views
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